Premessa
I GISTs sono tumori localizzati nel sistema digestivo. Vediamo come Andrea B., grazie anche all’analisi genetica del DNA tumorale e all’indirizzamento terapeutico di Medendi, a 8 anni dalla diagnosi iniziale di GIST e a 6 anni dalla progressione metastatica sia, al momento, libero da malattia.
GIST: tumore stromale gastro-intestinale
I tumori stromali gastrointestinali (GISTs) sono sarcomi che possono localizzarsi in ogni parte del sistema digestivo. Questi tumori non originano dalle cellule che formano la componente secretiva di stomaco ed intestino bensì dalle cellule stromali tra questi tessuti che fungono da tessuto connettivo. In base a dimensione, stadio mitotico (quanto velocemente le cellule tumorali proliferano) ed eventuale diffusione a linfonodi distanti, i GISTs possono trovarsi in differenti stadi. I tumori allo stadio 1 sono solitamente meno di 5 cm, hanno un basso stadio mitotico, non sono diffusi ai linfonodi, sono resecabili chirurgicamente e hanno una buona prognosi anche senza terapia.
La storia di Andrea B.
Questa è la storia di Andrea B., un paziente a cui, nel 2012, è stato diagnosticato un GIST duodenale di stadio 1. Nello stesso anno, Andrea è stato sottoposto a intervento chirurgico e il tumore è stato rimosso. Contro ogni probabilità, però, due anni più tardi sono state scoperte tre grosse masse nel fegato. La biopsia ha confermato che queste masse erano metastasi del GIST diagnosticato due anni prima. Come conseguenza di ciò, Andrea ha iniziato il trattamento con imatinib (Gleevec®), un farmaco utilizzato anche in alcuni tipi di leucemie e che ha tra i suoi target una proteina chiamata KIT che in molti casi di GIST (incluso quello di Andrea), è mutata.
Come atteso, la terapia con Gleevec si è dimostrata subito efficace e le masse hanno cominciato a ridursi di mese in mese finché, tre anni più tardi, il tumore non ha purtroppo smesso di rispondere alla terapia. Qualcosa, evidentemente, era cambiato: è stata fatta un’altra biopsia e, sul campione, è stata condotta un’analisi genetica che ha rivelato come il gene KIT avesse acquisito un’ulteriore mutazione capace di conferire resistenza al Gleevec. Il tumore non rispondeva più alla terapia perché era mutato e diventato resistente a essa.
Grazie all’analisi genetica e al coinvolgimento di Maurizio Scaltriti, co-fondatore di Medendi, Andrea ha rapidamente cambiato terapia iniziando con sunitinib (Sutent®), un farmaco attivo contro la mutazione acquisita. Ancora una volta, il tumore ha iniziato a rispondere al Sutent e ha continuato a farlo fino a diventare abbastanza piccolo da essere rimosso chirurgicamente.
Le metastasi resecate sono state nuovamente analizzate geneticamente, confermando che le cellule tumorali residue contenevano entrambe le mutazioni di KIT. Anche questo risultato è stato molto importante perché a quel punto, “per sicurezza” contro future recidive, gli oncologi avrebbero probabilmente scelto di trattare di nuovo Andrea con Gleevec. Al contrario, grazie all’analisi genetica, hanno potuto risparmiare al paziente un trattamento inutile in favore di un altro farmaco sicuramente efficace, questa volta non più il Sutent bensì il regorafenib (Stivarga®) perché più tollerato da Andrea.
Oggi Andrea, a 8 anni dalla prima diagnosi, non ha tumori visibili e continua con terapia preventiva con regorafenib.
Conclusioni
La storia e il caso di Andrea dimostrano l’importanza della caratterizzazione genetica dei tumori e l’efficacia di questo approccio. L’analisi genetica del DNA tumorale ha infatti fornito un’indicazione fondamentale su quando cambiare trattamento terapeutico, nonché l’indicazione che un ulteriore trattamento – il Gleevec post-chirurgia – non sarebbe stato di alcuna utilità.
Andrea ha autorizzato Medendi a condividere la sua storia; qui di seguito, il video in cui lui stesso la racconta (le riprese risalgono a poche settimane prima dell’ultimo intervento).