Premessa
Dalla ricerca alla clinica passando per la medicina traslazionale che fa da ponte tra la prima e la seconda, il panorama della lotta ai tumori è fortunatamente fecondo di idee, sperimentazioni, e grandi speranze con solide basi. In questo articolo vi presentiamo una “veloce carrellata” sui farmaci antitumorali del futuro.
Immunoterapia
Differentemente da altre strategie terapeutiche, a grandi linee possiamo affermare che l’immunoterapia (di cui abbiamo parlato in questo articolo) miri a potenziare e allenare il sistema immunitario di cui disponiamo alla nascita, anziché attaccare direttamente le cellule tumorali. Nello specifico, i farmaci immumoterapici antitumorali agiscono impedendo alle cellule tumorali di camuffarsi e nascondersi, così che siano riconosciute per ciò che sono e attaccate dal nostro sistema immunitario.
I farmaci immunoterapici sono una realtà clinica e sono già utilizzati per quei tipi di tumori che meglio rispondono, come tumori di polmone, vescica, mammella e nei melanomi. Gli sviluppi futuri seguiranno probabilmente due principali direttrici: affinare i farmaci immunoterapici così che siano mirati e massimamente efficaci verso specifiche patologie oncologiche, e renderli più potenti e “sofisticati”, cioè in grado di colpire cellule tumorali che al momento sono ancora resistenti.
Anticorpi coniugati
Il nome stesso di questa strategia terapeutica indica chiaramente un’azione sinergica su due fronti capace di massimizzare gli effetti a beneficio del paziente. Esattamente come accade per i tiri di precisione che tante volte abbiamo visto riportati su grande e piccolo schermo, dove l’azione viene condotta da un team – un osservatore e un tiratore – anche per questa strategia terapeutica il compito è svolto in due fasi: individuazione del bersaglio e attacco. Questi anticorpi sono infatti in grado di individuare proteine specificamente presenti sulla superficie delle cellule tumorali (abbiamo visto il caso di anticorpi coniugati derivati da terapie per tumori gastrici e della mammella e sperimentata con successo nel cancro al polmone) ma non possono passare la membrana cellulare. Fungono dunque da osservatori incaricati di indirizzare a bersaglio il tiratore, la molecola chemioterapica a essi “coniugata” (cioè unita) che uccide la cellula tumorale.
Gli anticorpi coniugati sono già in uso nelle terapie oncologiche, ma si sta assistendo a una vera e propria esplosione sia per quanto riguarda il progresso chimico-tecnologico (miglioramento di quelli già in clinica) sia in relazione al numero di bersagli a cui potranno essere indirizzati, cioè il numero di diverse cellule tumorali attaccabili e, di conseguenza, di tipi di tumore da contrastare. La loro azione così mirata e di precisione ha spinto più di un ricercatore a ventilare l’ipotesi che sia questo il vero e forse unico futuro della chemioterapia, capace prima o poi di soppiantarne l’uso sistemico.
Cell therapy
Le “CAR-T cells” sono linfociti della famiglia T modificati in modo da attaccare specifiche cellule tumorali (ne abbiamo parlato in questo articolo). Se nella clinica attuale le CAR-T cells vengono usate con successo contro linfomi e altri tumori ematici, la ricerca si sta concentrando sia su un processo generale di miglioramento dell’efficacia sia, e forse soprattutto, sull’allargarne l’uso anche al caso di tumori solidi, uno scenario che al momento pare ancora molto complicato e complesso ma che sarebbe capace di aprire infinite opzioni terapeutiche.
RNA e oligonucleotidi
I recenti vaccini a mRNA hanno portato questo argomento sulle prime pagine, ma è da tempo che si sta cercando di usare RNA antisenso e oligonucleotidi (piccoli frammenti di DNA/RNA) per inibire processi cellulari delle cellule tumorali. Se il meccanismo è parzialmente diverso da quello in base al quale agiscono i “vaccini COVID19”, la strategia di fondo è sempre la medesima: far penetrare queste molecole specificamente nelle cellule tumorali così da frenarle o ucciderle.
Epigenetica
Senza addentrarci in temi davvero complessi, in via schematica possiamo affermare che con “epigenetica” si intendono alterazioni cellulari che modificano il grado di attivazione dei geni (senza toccarne invece la sequenza). Infatti, i farmaci “epigenetici” agiscono direttamente su proteine o complessi che regolano l’espressione genica, come fattori di trascrizione o complessi che modulano l’accesso a particolari zone di cromatina.
Il tema è tanto (relativamente) nuovo quanto capace di suscitare interesse e grande fermento nei ricercatori. La prospettiva più realistica è che la maggior parte di farmaci epigenetici antitumorali siano sviluppati non come terapie indipendenti bensì in combinazione con altri farmaci.
Combinazioni
Migliorare i farmaci antitumorali non significa necessariamente aumentarne l’efficacia ma, anche, limitarne gli effetti collaterali. Riuscire in questo intento non implica esclusivamente gli effetti più evidenti a beneficio della qualità di vita dei pazienti (un tema che è comunque di massima importanza) ma, anche, la conquista di un maggiore spazio di manovra per utilizzare quegli stessi farmaci in combinazione con altri e aumentare così l’efficacia della strategia terapeutica nel suo complesso grazie all’effetto sinergico.
Ecco perché si stanno compiendo grandi sforzi per rendere i farmaci esistenti più specifici e meno tossici: per poterli utilizzare in combinazione con altri farmaci, questi di nuova generazione, come immunoterapia e anticorpi coniugati.
Conclusioni
Negli ultimi decenni la ricerca scientifica ha compiuto incredibili passi avanti nella lotta ai tumori, e tutte le opzioni terapeutiche qui presentate ne sono una palese dimostrazione. Allo stesso modo, risulta evidente come la ricerca, per progredire, segua fondamentalmente due direttrici principali – aumentare la precisione delle terapie e diminuirne gli effetti collaterali – che possiamo immaginare come le due facce di una stessa medaglia: colpire sempre più selettivamente le cellule tumorali significa ridurre l’impatto delle terapie sull’organismo così che l’organismo possa tollerare combinazioni di farmaci sempre più efficaci e, ovviamente, ancora più selettivi e mirati. Un circolo virtuoso a tutto vantaggio dei pazienti oncologici.