Negli ultimi 20 anni abbiamo assistito a una profonda trasformazione dello standard terapeutico del tumore al seno: controlli sistematici e diagnosi precoci, combinati con un vasto, potente arsenale di terapie mirate, hanno radicalmente cambiato in positivo la prognosi per la maggior parte dei pazienti.
Tumori HER2 positivi
Per i tumori al seno HER2 positivi, diagnosticati approssimativamente nel 15% dei pazienti, esistono oggi diversi farmaci mirati che colpiscono specificamente le cellule cancerogene. Il Trastuzumab (Herceptin), un anticorpo contro HER2, è stato il primo di questi farmaci a dimostrare una significativa efficacia sia nel quadro metastatico sia nel trattamento adiuvante.
Oltre a Trastuzumab, sono stati sviluppati con successo altri farmaci, sia anticorpi che inibitori delle chinasi contro HER2, ad oggi disponibili in numerosi ospedali. Pertuzumab (un altro anticorpo), Trastuzumab e chemioterapia sono lo standard terapeutico per i pazienti con tumore al seno HER2 positivo. Ma a rendere ancora più favorevole il quadro terapeutico generale concorrono altri farmaci molto attivi anche nei pazienti che hanno fallito la prima linea di trattamento. Esempi sono i cosiddetti anticorpi coniugati a chemioterapia (T-DM1 e TDxD) che, sfruttando la loro specificità’ per HER2, riescono a far arrivare molecole di chemioterapie solo nelle cellule tumorali. Questi anticorpi si stanno dimostrando molto efficaci e numerosi studi clinici hanno dimostrato che anche altri tipi tumorali, come quello gastrico e quello polmonare, possono rispondere molto bene se le loro cellule esprimono il recettore HER2.
Tumori triplo negativi
Per il sottogruppo di tumori al seno triplo negativi, che rappresentano approssimativamente il 10-15% dei casi, fino a pochi anni fa la chemioterapia era l’unica opzione terapeutica. Con le recentissime scoperte degli ultimi 2 anni, oggi sappiamo invece che l’immunoterapia ha notevole efficacia ed è capace di migliorare sia la sopravvivenza nei pazienti metastatici, sia la risposta patologica nel trattamento pre-operatorio. Inoltre, una parte dei tumori triplo negativi è suscettibile ad agenti, come l’inibitore PARP, che danneggiano il DNA tumorale. Queste molecole hanno già cambiato la terapia standard nei pazienti con tumore ovarico e, presto, entreranno nella pratica clinica anche per quei tumori al seno con specifiche alterazioni genetiche che li rendano sensibili.
Tumori ormonali
Per i restanti pazienti, con tumori che esprimono recettori dell’estrogeno e del progesterone e le cui cellule sono dipendenti da questi ormoni, esistono diverse opzioni oltre alla chemioterapia. In associazione alle “vecchie” e “nuove” molecole anti-ormonali, inibitori di enzimi chiamati CDK4/6 sono oggi somministrati alla maggior parte dei pazienti con eccellenti risultati. Inoltre, recentemente, farmaci inibitori di PI3K hanno mostrato una forte efficacia antitumorale in circa il 40% di quei pazienti i cui tumori mostravano specifiche mutazioni di un gene chiamato PI3KCA. Gli inibitori di CDK4/6 e PI3K possono essere somministrati in combinazione con terapia anti-ormonale – talvolta senza nemmeno l’ausilio di chemioterapia – perché funzionano molto meglio se usati insieme.
Oltre questi farmaci, molte altre molecole e opzioni terapeutiche sono in fase di studio o già in fase di sperimentazione clinica in pazienti con tumori aventi determinate caratteristiche genetiche.
Conclusioni
I passi avanti compiuti nel trattamento del tumore al seno, che fino a pochissimi decenni fa aveva prognosi drasticamente infauste, sono quindi eclatanti. E questa tendenza non da segni di volersi arrestare: anticorpi monoclonali, immunoterapia, terapie di precisione su base genetica, nuove molecole e nuove combinazioni terapeutiche, unite ad un’opera di sensibilizzazione pubblica che ha aumentato le diagnosi precoci, stanno garantendo ai pazienti un ventaglio ampio, fino a poco tempo fa inimmaginabile, di speranze.