Il tumore al seno, sia per la sua alta frequenza che per motivazioni estetiche e psicologiche, è una delle patologie neoplastiche più discusse: sono numerosi i personaggi del mondo dello spettacolo, della cultura, dello sport che hanno pubblicamente parlato dei propri percorsi nel combattere la malattia. In aggiunta a ciò, casi eclatanti di celebrità che si sono sottoposte a chirurgia preventiva hanno in passato scatenato accesi dibattiti pubblici.
Fortunatamente, negli ultimi anni campagne globali di sensibilizzazione hanno allargato la consapevolezza sul tema, contribuendo a diffondere la cultura della prevenzione che, insieme allo sviluppo scientifico, ha favorito diagnosi sempre più precoci e terapie sempre piu efficaci. Infatti, le “vecchie” convinzioni che il tumore al seno sia, oggi, una malattia incurabile stanno lentamente svanendo.
I principali sottogruppi di tumore al seno
Esistono tre principali sottogruppi di tumore al seno. Il più frequente, riscontrato all’incirca nel 70% dei casi, esprime i recettori per l’estrogeno e il progesterone, due ormoni dai quali dipende la sua stessa sopravvivenza e proliferazione. Questa caratteristica, però’, li rende vulnerabili dal punto di vista terapeutico, poiché’ sono sensibili a farmaci che bloccano questi ormoni e recettori. Insieme alla cosiddetta terapia anti-ormonale, normalmente questi tumori si trattano con chemioterapia e altri farmaci bersaglio (inibitori di CDK 4/6 e inibitori di PI3K/mTOR). Quando diagnosticato in stadi non avanzati, questo tipo di neoplasia ha un’eccellente prognosi ed è curabile nella maggior parte dei casi.
Il secondo sottogruppo, con un’incidenza che si assesta tra il 15 e il 20% dei casi, comprende tumori al seno caratterizzati dalla sovraespressione del recettore di una tirosin chinasi chiamata HER2. Praticamente, le cellule tumorali di questo tipo, hanno milioni di queste proteine che fungono da motore per la proliferazione e sopravvivenza del tumore. Fino a fine anni novanta, la prognosi dei pazienti con queste neoplasie era davvero infausta, con una sopravvivenza a 5 anni molto limitata. Negli ultimi due decenni, però, lo sviluppo di svariati farmaci anti-HER2 (il più famoso è stato il Trastuzumab – Herceptin) ha cambiato significativamente la prognosi, ed è ora possibile controllare questi tumori per periodi molto più lunghi rispetto al passato o curarli se diagnosticati precocemente.
L’ultimo sottogruppo di tumore al seno è detto “del triplo negativo” poiché le sue cellule non esprimono nessuno dei tre recettori elencati precedentemente (HER2, il recettore per l’estrogeno e il recettore per il progesterone). La terapia standard per questi tumori è la chemioterapia e, approssimativamente, la metà di questi rispondono molto bene con la terapia bersaglio neoadiuvante (pre-operatoria).
Dii recente, per i tumori triplo negativi è stato approvato l’impiego di due nuove terapie. La prima e’ un anticorpo contro una proteina chiamata TROP-2, e la seconda, sempre un anticorpo, aumenta la risposta immunitaria del paziente contro il tumore (immunoterapia). Entrambi i farmaci hanno dimostrato che possono controllare la progressione tumorale in pazienti metastatici.
Conclusioni
In conclusione, se una volta il cancro alla mammella era spesso una malattia mortale, negli ultimi 3 decenni la sua prognosi è cambiata radicalmente. La diagnosi precoce e l’avvento di terapie mirate hanno fatto si’ che la maggior parte dei pazienti con questa patologia guariscano.
Considerata l’importanza di inibire le mutazioni KRAS nella lotta ai tumori, e alla luce dei risultati ottenuti dal 2013 in poi, le prospettive appaiono entusiasmanti: sia per le sperimentazioni cliniche che testano l’inibizione di KRAS G12C in forme di tumore diverse dal tumore al polmone, sia nelle ricerche che mirano a sviluppare molecole capaci di inibire altre mutazioni di KRAS, diverse da G12C.