Premessa
L’intento fondante di Medendi è, da un lato, diffondere la consapevolezza che la patologia oncologica è spesso una patologia “personale” e, dall’altro e di conseguenza, offrire ai pazienti un percorso diagnostico e terapeutico altrettanto personalizzato. Nella maggioranza dei casi, infatti, solo così è possibile garantire che ogni opzione sia considerata ed eventualmente messa in pratica. Ma Medendi va oltre: prende letteralmente il paziente per mano e lo guida passo per passo, lo coinvolge e lo informa, si raccorda con le figure specialistiche coinvolte così che le scelte potenzialmente più efficaci siano effettivamente attuate.
Per noi che facciamo parte di Medendi è questo il nostro DNA, Ecco perché riteniamo vitali le parole che, questa volta, qualcun altro ha scritto. Vitali non per noi ma per i pazienti, per chiunque si trovi a combattere una patologia oncologica e cerchi (o, giustamente, “pretenda”) la sicurezza che tutto il possibile sia fatto, che ogni strumento che la scienza mette a disposizione sia impiegato.
La testimonianza di Mario Fornasari
ho cercato a lungo una società come Medendi che potesse aiutarmi in un percorso per combattere il cancro. Ho setacciato il web e i motori di ricerca, ho controllato negli archivi dei giornali, ho interpellato amici e conoscenti, mi sono spaccato gli occhi su computer e riviste: intuivo che l’approccio alla malattia di un mio familiare non fosse sufficiente, nonostante gli ottimi medici che l’hanno in cura e i numerosi esperti che avevo consultato. Rimaneva sempre la sensazione che mancasse qualcosa tra quel che accadeva a noi e i progressi scientifici e terapeutici che leggevo giorno dopo giorno, e mi chiedevo come fosse possibile entrare in contatto con protocolli sperimentali di trattamento, con tecniche diverse e opzioni terapeutiche ulteriori che potessero essere applicate al nostro caso.
Alla fine ho intercettato, in modo casuale, questa giovane start-up, Medendi, che “nasce per garantire al paziente la serenità che ogni opzione sia esplorata e per rendere accessibili le cure migliori”, come si legge nel sito web della società. Un solo appuntamento telefonico concretizzatosi qualche ora dopo averlo richiesto e il meccanismo si è subito messo in moto: tempestivo, preciso, essenziale. Uno dei fondatori, Giorgio Pasetto, medico e amministratore delegato, con pazienza, cortesia e accuratezza mi ha spiegato cosa fare e come iniziare, indicazione che nel caso del mio familiare si è concretizzata con il sequenziamento del DNA. Mi ha seguito e continua a farlo, passo dopo passo. In meno di 24 ore, Medendi ha spedito il materiale che le avevo fornito in un laboratorio tedesco della Roche che l’ha restituito in fretta, nei tempi previsti e necessari per un procedimento complesso.
Con quella indagine in mano, il professore Maurizio Scaltriti – un altro dei fondatori e coordinatore del comitato scientifico multidisciplinare, composto di studiosi e ottimi professionisti – ha indicato la possibilità di intervenire con un nuovo farmaco, recente e già conosciuto ma utilizzato solo per altri tipi di tumore, e ha indicato un ulteriore approfondimento di laboratorio da effettuare su un campione dei tessuti tumorali prelevati con l’intervento chirurgico. La sua disponibilità è stata davvero inconsueta, al punto che un sabato sera mi ha permesso di contattarlo telefonicamente a New York, dove lavora, per chiedere chiarimenti e consigli. Adesso siamo entrati nella terza fase, cioè nel tentativo di individuare un ulteriore farmaco, di precisione ancor superiore e personalizzato, per tentare di sconfiggere il male.
Chi vive il cancro conosce il profondo sconforto e la timida speranza che si alternano attimo dopo attimo, ora dopo ora, giorno dopo giorno, al manifestarsi della malattia o dei segni di ripresa. E con apprensione attende l’esito degli esami, spera e piange, cerca di scoprire sviluppi positivi nello sguardo dei medici. Medendi mi ha garantito una consulenza estesa che poi ho portato al confronto con i nostri oncologi della struttura pubblica, oberati di lavoro e inondati dai bisogni di migliaia di pazienti che curano ogni giorno, ma comunque disponibili al dialogo e pronti agli approfondimenti: caratteristiche non sempre generalizzabili negli ospedali del Belpaese. E anche per questo la start-up può rivelarsi ancor più preziosa. L’esistenza di alternative terapeutiche, la possibilità di scandagliare operatività differenti da quelle standard e di valutare protocolli innovativi, o addirittura sperimentali, rappresentano una opportunità da cogliere con la consapevolezza che una diversa opzione di cura, a volte inesplorata, può salvare i nostri cari.
Grazie di cuore,
Mario Fornasari
Note
Quella riportata è la testimonianza diretta di Mario Fornasari, scritta di suo pugno e iniziativa. Mario Fornasari ce l’ha trasmessa e ci ha concesso piena libertà di riproduzione. A nome di Medendi, un sentito e partecipato: grazie.