Radioterapia: cos’è, come funziona ed effetti collaterali

domenica, 29 Ott 2023

La radioterapia è un trattamento localizzato, non invasivo e indolore, eseguito prevalentemente in contesto ambulatoriale, che induce la necrosi delle cellule tumorali mediante l’impiego di radiazioni ad alta energia, note come radiazioni ionizzanti.

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Radioterapia: cos’è?

Per radioterapia, in oncologia, si intende un intervento terapeutico localizzato, non invasivo e asintomatico, prevalentemente eseguito in ambiente ambulatoriale e finalizzato alla cura dei tumori, al miglioramento della prognosi e all’aumento dell’aspettativa di vita del paziente. Il suo principio fondamentale consiste nell’induzione di necrosi, ossia nella morte selettiva delle cellule tumorali, attraverso l’impiego di radiazioni ad alta energia, denominate “radiazioni ionizzanti” (anche dette particelle ionizzanti (come raggi X, irradiazioni gamma di cobalto, oppure fasci di particelle quali protoni ed elettroni). Si stima che, durante il protocollo di cura, circa il 60% dei pazienti oncologici venga sottoposto ad almeno una sessione di radioterapia [1].

La radioterapia è spesso descritta come “chirurgia non invasiva” poiché, in determinate circostanze, si presenta come un’alternativa preferenziale rispetto alla chirurgia convenzionale. Tuttavia, nonostante la sua efficacia come trattamento singolo, la radioterapia viene con larga frequenza somministrata in combinazione ad altre modalità terapeutiche, quali la chirurgia o la chemioterapia (trattamento a base di farmaci).

La radioterapia si avvale dell’utilizzo dei raggi X, una forma di radiazione scoperta – per caso – nel 1895 e conosciuta in ambito medico da oltre un secolo [2]. I raggi X hanno trovato applicazione sia in ambito diagnostico, come nelle classiche radiografie, sia terapeutico, come nel caso della radioterapia. È essenziale sottolineare che, a seconda della finalità, le dosi di raggi X e le tecniche di somministrazione differiscono notevolmente:

  • usati in radiologia, i raggi X consentono una visualizzazione interna del corpo (consentendo, per esempio, di rivelare una frattura ossea) con un minimo impatto sui tessuti circostanti e permettono una diagnosi corretta;
  • nel contesto della radioterapia, sono impiegati per mirare ed eradicare selettivamente le cellule tumorali, minimizzando il danno alle cellule sane, agli organi e al tessuto circostante.

La radioterapia sfrutta radiazioni ad alta energia generate da dispositivi specifici denominati acceleratori lineari (LINAC [3]). Queste radiazioni vengono focalizzate sulla lesione tumorale, compromettendo la capacità replicativa delle cellule cancerogene. Di conseguenza, il tumore sottoposto a tale trattamento cessa la sua crescita e inizia a regredire. Le cellule neoplastiche morte vengono successivamente eliminate dal corpo.

Nonostante l’incremento nella precisione della radioterapia negli anni, è possibile che alcune cellule sane, adiacenti al sito tumorale, siano esposte alle radiazioni. Tuttavia, le cellule sane possiedono una capacità superiore di riparare il danno indotto dalle radiazioni rispetto alle cellule tumorali. Questo permette l’efficacia della radioterapia mantenendo gli effetti collaterali generalmente limitati.

Radioterapia: a cosa serve?

Nel contesto oncologico, la radioterapia può essere impiegata con vari scopi a seconda della natura e del grado della neoplasia e delle condizioni cliniche dell’individuo. Di seguito, un elenco dei principali obiettivi e delle metodologie adottate [1]:

  • Radioterapia preoperatoria o neoadiuvante: applicata antecedentemente alla procedura chirurgica, essa ha come finalità la riduzione dimensionale del tumore per facilitare l’operazione. Inoltre, agisce nella prevenzione della potenziale diffusione di cellule neoplastiche durante la chirurgia;
  • Radioterapia postoperatoria o adiuvante: somministrata successivamente all’intervento chirurgico, viene disposta con l’intento di incrementare la probabilità di estirpare ogni cellula tumorale residua, prevenendo recidive della patologia;
  • Radioterapia curativa o radicale: questa modalità mira all’eliminazione completa della neoplasia;
  • Radioterapia intraoperatoria o IORT (Intra-Operative Radiotherapy): tale pratica comporta la dispensazione di radiazioni durante la chirurgia di asportazione del tumore;
  • Radioterapia palliativa: il fine principale è contenere la progressione neoplastica e migliorare i sintomi associati, tra cui il dolore in stadi avanzati e/o con formazione di metastasi;
  • Radioterapia total body: durante tale procedura, l’intero organismo è sottoposto a irradiazione. È particolarmente efficace in neoplasie che affliggono le cellule ematiche o linfatiche, come alcune varianti di leucemie o linfomi. Di norma, la terapia culmina con un trapianto di midollo osseo o di cellule progenitrici (cellule staminali) per restaurare le cellule sane;
  • Radioterapia ablativa: dosaggi elevati di radiazioni sono direzionati verso neoplasie di dimensioni contenute. Di norma, il trattamento – basato su radioterapia stereotassica (SBRT) – si completa in entro le cinque sedute (può bastare una seduta, in rari casi).

Radioterapia: come funziona?

La radioterapia può essere somministrata attraverso diverse modalità [4].

Radioterapia a fascio esterno

La radioterapia a fascio interno è erogata dall’esterno del corpo mediante apparecchiature che emettono fasci di radiazioni. Nel corso di tale trattamento, il paziente viene posizionato seduto o disteso su un lettino specifico sotto la macchina. È essenziale mantenere una posizione immobile, affinché le radiazioni influenzino esclusivamente l’area circostante la neoplasia. Gli specialisti si assicureranno che il paziente sia nella posizione corretta prima di avviare l’apparecchiatura. A seconda dell’area in trattamento, possono essere utilizzati supporti, cunei o una specifica maschera facciale. La durata di ogni sessione di radioterapia è di norma di pochi minuti e non provoca dolore.

Generalmente, il trattamento viene erogato in regime ambulatoriale, permettendo al paziente di tornare a casa tra una sessione e l’altra. Le sedute vengono comunemente programmate quotidianamente, dal lunedì al venerdì, con interruzioni durante il fine settimana, e possono protrarsi per diverse settimane o mesi.

Radioterapia a fascio interno

La radioterapia a fascio interno impiega piccoli dispositivi come fili, aghi o pellet contenenti una fonte radiante sigillata al loro interno. Questi vengono introdotti all’interno del corpo, vicino o all’interno del tumore, per erogare radiazioni ed eliminarlo. Durante la procedura di inserimento, potrebbe essere somministrato un anestetico locale per desensibilizzare l’area o un anestetico generale. Uno dei vantaggi di questo trattamento è la sua capacità di focalizzarsi su aree specifiche, anche profonde, con minimo impatto sulle cellule sane circostanti. I dispositivi radioattivi possono rimanere all’interno del corpo temporaneamente o in modo permanente, a seconda della dose di radiazione utilizzata e del tipo di tumore in trattamento.

In alcuni casi, durante la radioterapia a fascio interno, potrebbe essere necessario un ricovero in ospedale di alcuni giorni. In altri scenari, dove dispositivi a bassa dose sono inseriti permanentemente, il rientro a casa può avvenire poco dopo l’inserimento.

Il personale sanitario valuterà attentamente la modalità più idonea per somministrare la radioterapia. Durante la fase preparatoria, potrebbero essere richiesti diversi esami ematici e scansioni per ottenere dettagli cruciali sulla neoplasia e sulla sua esatta localizzazione, allo scopo di pianificare accuratamente il trattamento radioterapico.

Radioterapia: effetti collaterali

La radioterapia rappresenta un approccio terapeutico cruciale nella lotta contro numerose patologie, principalmente oncologiche. Tuttavia, come ogni intervento medico, presenta il rischio di manifestazioni avverse e indesiderate. La risposta individuale alla radioterapia può variare considerevolmente a seconda di diversi fattori (es: costituzione fisica del paziente, intensità del trattamento e regione corporea interessata). È stato osservato che alcuni pazienti presentano reazioni avverse di minima entità e di carattere temporaneo, mentre altri possono sperimentare effetti collaterali di maggiore gravità e durata prolungata.

Prima di iniziare un ciclo di radioterapia, è di fondamentale importanza che il radioterapista fornisca al paziente una panoramica dettagliata dei potenziali effetti collaterali, integrando tali informazioni con raccomandazioni generali per gestire e, se possibile, mitigare tali effetti. Benché la maggior parte di questi disturbi tenda a regredire una volta terminato il ciclo terapeutico, è cruciale monitorare costantemente il paziente.

Uno degli effetti collaterali comuni associati alla radioterapia è una sensazione marcata di affaticamento o stanchezza [5]. Durante il periodo di trattamento, si consiglia ai pazienti di prestare ascolto ai segnali inviati dal proprio corpo concedendosi momenti adeguati di riposo. L’affaticamento può persistere anche dopo la conclusione del trattamento, durando in alcuni casi per diversi mesi.

Un ulteriore effetto che merita attenzione riguarda l’impatto della radioterapia sul midollo osseo e, di conseguenza, sui parametri ematici. In circostanze in cui vi sia una probabilità di tale interferenza, è imperativo che il paziente venga sottoposto a controlli ematici regolari al fine di monitorare l’emocromo e garantire una gestione clinica appropriata [5].

La perdita dei capelli rappresenta un effetto collaterale frequente della radioterapia. Tuttavia, a differenza della chemioterapia, la radioterapia provoca caduta dei capelli solamente nella zona sottoposta al trattamento. Generalmente, la caduta dei capelli inizia 2 o 3 settimane dopo l’inizio del trattamento.
La ricrescita dei capelli dovrebbe manifestarsi alcune settimane dopo la conclusione della terapia, sebbene in alcuni casi questi possano presentare una texture o un colore leggermente differente rispetto al precedente. In rari casi, soprattutto in seguito a dosaggi elevati di radioterapia, la perdita di capelli può essere permanente. È pertanto fondamentale discutere con il medico dei potenziali rischi prima dell’inizio del trattamento [6].

La radioterapia può danneggiare il sistema linfatico dell’organismo, che consiste in una rete di canali e ghiandole facenti parte del sistema immunitario (il meccanismo di difesa dell’organismo contro la malattia); sintomi della compromissione del sistema linfatico includono dolore, gonfiore e lo sviluppo di linfedemi; questi ultimi si manifestano più comunemente nelle braccia o nelle gambe, ma possono interessare anche altre zone in base all’area del corpo sottoposta al trattamento radioterapico [6].

La terapia potrebbe, inoltre, provocare problemi nella sfera intima, in particolar modo se la radioterapia è indirizzata nella zona della pelvi e del basso ventre (ad esempio per trattare tumori di prostata o utero). Uomini e donne potrebbero sviluppare sintomi diversi, quali perdita della libido, secchezza vaginale, disfunzione erettile o infertilità [6].

In alcuni soggetti, la radioterapia può causare arrossamento della pelle, variazioni di colore (la pelle potrebbe diventare rossa, più chiara o più scura rispetto al proprio tono naturale) o secchezza e prurito. In alcuni casi, si verifica la comparsa di vesciche e la pelle può desquamarsi. Questi sintomi tendono a manifestarsi in un arco di tempo di una o due settimane dopo l’inizio del trattamento [6].

Altri effetti collaterali possibili riguardano perdita di appetito, malessere generalizzato, dolori muscolari e articolari, secchezza del cavo orale e sbalzi di umore [6].

In sintesi

La radioterapia è un trattamento oncologico che utilizza radiazioni ionizzanti per distruggere selettivamente le cellule tumorali. Questa terapia, ad alta precisione e specializzazione, è di fondamentale importanza per la cura del cancro; può essere somministrata sia esternamente, con apparecchiature che emettono raggi X, sia internamente, tramite dispositivi introdotti nel corpo. La sua applicazione varia in base allo stadio e al tipo di tumore: questa, infatti, può essere pre o post-operatoria, curativa, utilizzata come trattamento palliativo o total body.

La radioterapia, una delle armi più efficaci in medicina oncologica, è spesso combinata con altri trattamenti come la chirurgia o la chemioterapia.

Nonostante la sua precisione, può causare alcuni effetti collaterali, come affaticamento o impatti sull’emocromo, che possono minare la salute generale del paziente. Prima di iniziare il trattamento, è fondamentale che il paziente sia informato sugli effetti collaterali potenziali e sulle precauzioni da adottare.

Fonti e bibliografia

Conoscere le alterazioni molecolari del tumore permette di utilizzare terapie mirate che colpiscono con precisione le cellule tumorali. Perché sia possibile, servono diagnostiche molecolari come l’analisi genetica e l’analisi proteomica. Medendi offre diagnostiche avanzate e innovative per prevenire, conoscere e combattere il cancro. Scopri i nostri servizi: la valutazione preliminare è sempre gratuita.

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